Impianti Antintrusione

Premessa

A torto o a ragione (non siamo qui per fare analisi sociologiche) la percezione di “sicurezza sociale”è molto cambiata negli anni. Per mancanza di “sicurezza sociale” intendiamo quel senso di disagio che ci attanaglia quando temiamo che qualche malintenzionato possa nuocere alla nostra incolumità o, peggio ancora, a quella dei nostri cari. Detto senso di disagio è ulteriormente acuito dai continui servizi giornalistici relativi a furti in villa in cui si evidenzia l’irruzione dei ladri mentre i proprietari si trovano in casa. Questo aspetto, che presenta oggettivamente dei riscontri reali, ha portato negli anni a rivedere le logiche con cui la gente cerca di proteggersi dai furti. Fino a 15-20 anni fa ,infatti, il timore principale era che durante l’assenza dei proprietari (ferie, assenze prolungate, ecc.) qualcuno potesse introdursi illegalmente nella proprietà per sottrarne i beni rimasti. Oggi, invece, il timore è di essere sorpresi nel sonno e magari venire malmenati come ritorsione per non disporre di somme ingenti di denaro o di valori che i ladri possano sottrarre. Questa nuova visione ha portato ad un notevole proliferare di impianti antintrusione, sia filari sia a onde radio, mirati a fornire un maggiore senso di tranquillità ai proprietari di un’abitazione.

Scopo della guida

Scopo della presente guida é analizzare le modalità di realizzazione di un impianto antintrusione ottimizzandone il rapporto qualità/prezzo e fornendo un parametro oggettivo per la valutazione della qualità del prodotto che si sta andando a realizzare anche alla luce delle notevoli diversità che possono riscontrarsi su apparecchiature di questo tipo.

Riferimenti normativi

Riferimento normativo nazionale in merito agli impianti antintrusione é la norma CEI 79-3; detta norma tratta inoltre degli impianti TVCC ai fini della sicurezza che tuttavia noi non tratteremo. É fondamentale premettere che la CEI 79-3 é una norma alquanto complicata e di difficile interpretazione. In linea di massima possiamo affermare che la sua principale finalità é la determinazione matematica del “livello” prestazionale raggiunto da un impianto antintrusione. Tuttavia essa analizza tutti i casi possibili (dal mini alloggio al locale corazzato di una banca) e questa metodologia, se da un lato offre una panoramica pressoché completa sull’argomento, dall’altro rende particolarmente complicata l’analisi della maggioranza dei casi pratici (appartamenti, villette, complessi commerciali, ecc.)

Nota : la norma prevedeva lo sviluppo di una futura sezione dedicata proprio a casi tipici,
ma ad oggi detta sezione non é ancora stata sviluppata.

In questa guida cercheremo di calare la metodologia normativa ai casi pratici, a volte anche semplificando alcune formule, sempre rifacendoci al buon senso ed all’esperienza maturata negli anni.

Concetto di protezione

Chi di voi ha visto il film “Il signore degli anelli” ricorderà certamente l’epica battaglia combattuta durante l’assedio della città di Gondor. Questo esempio, anche se elettrotecnicamente ben poco ortodosso, rende molto bene l’idea del concetto di protezione. La città di Gondor, infatti, era costituita da una serie di mura concentriche erette a difesa della città stessa. Man mano che una cerchia di mura cadeva sotto l’assedio del nemico, la popolazione si ritirava nella cerchia più interna a quella appena caduta. Veniva così costituita una ridondanza nella protezione che garantiva l’incolumità del sovrano ben protetto nella cerchia di mura più interna. Questo esempio rende perfettamente l’idea del concetto di protezione quale insieme di barriere concentriche atte a difendere un bene evidenziando inoltre che maggiore sarà il numero di barriere maggiore sarà la “prestazione” del sistema di difesa. Cerchiamo ora di calare l’esempio al mondo reale:da cosa può essere costituito l’insieme di barriere concentriche erette a protezione della sicurezza nostra e dei nostri beni? Ovviamente la prima “cerchia” è costituita dalle pareti degli edifici. Questa però presenta dei punti deboli quali porte e finestre che possono consentire ai malintenzionati di eluderla. Diventa così importante cercare di diminuire il livello di vulnerabilità di questi punti deboli con idonee misure aggiuntive (porte blindate e inferriate oppure idonei sistemi che rilevino l’effrazione di un accesso). La seconda barriera ovviamente non può più essere costituita da un’ulteriore protezione fisica, ma è piuttosto necessario inviare un allarme quando si rilevi che la prima barriera è stata elusa e qualcuno non desiderato si sta aggirando per casa nostra. La terza barriera, che esula dalla nostra guida, può essere costituita infine da una cassaforte. Il numero di barriere può ovviamente aumentare (vedremo che nel caso di villette o insediamenti industriali viene consigliato di proteggere anche gli ambienti esterni quali cortili e giardini), ma resta evidente che all’aumentare della protezione raggiunta ne aumentano anche i costi (si potrebbe addirittura arrivare al paradosso in cui il costo della protezione supera quello del bene da proteggere).

Nota: resta del tutto sottointeso che una volta erette le barriere difensive deve essere possibile valicarle da parte di che ne usufruisce.